La storia, il significato e i cantanti più importanti della musica reggae, il genere musicale simbolo della Giamaica.
Può un’isola caraibica di meno di tre milioni di abitanti dar vita a un genere musicale che ha cambiato la storia della musica? Assolutamente sì. Lo dimostra la storia del reggae, uno dei generi più influenti e longevi della storia della musica leggera.
Divenuto celebre grazie a Bob Marley, una vera e propria personificazione del genere, il reggae ha in realtà una storia che parte ben prima del cantante di No Woman, No Cry e si dilunga ben oltre il mitico artista di Nine Mile. Ripercorriamo brevemente l’evoluzione di un genere divenuto nel 2018 Patrimonio orale e immateriale dell’umanità Unesco.
Che cos’è il reggae: la storia e il significato
Il significato della parola reggae è molteplice. L’origine di questo nome è infatti ancora avvolta nel mistero. C’è chi crede che derivi da quello di una tribù africana, chi ancora, come Bob Marley, la collega a una parola di origine spagnola. L’unica cosa certa è che la sua prima comparsa ufficiale si ha nel brano Do the Reggay di Toots and the Maytals, storica band di Toots Hibbert, uno dei padri del reggae:
Ma qual è l’origine del genere caraibico più amato del mondo. Tutto cominciò negli anni ’50, quando il rhythm and blues americano iniziò a raggiungere anche Kingston e le altre città dei Caraibi. Qui i giovani musicisti mescolarono all’R&B il calypso, un genere proveniente da Trinidad, e anche alla rumba cubana e soprattutto al mento, musica tradizionale della Giamaica. Nacque così lo ska, genere basato per la gran parte sui fiati e sul ritmo in levare.
Nel ’66 l’eccessiva rapidità dello ska però venne a noia al pubblico giamaicano, anche per via dell’eccessivo caldo dell’estate caraibica. I musicisti così rallentarono e, influenzati dal soul, diedero vita a un nuovo genere: il rocksteady, padre legittimo del reggae. Il basso e la chitarra ritmica si presero la scena, mettendo in secondo piano i fiati: era nata una nuova epoca musicale.
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta furono molti gli artisti rocksteady che si reinventarono nel nuovo genere: oltre al già citato Toots, vale la pena ricordare Desmond Dekker, Jimmy Cliff, Peter Tosh e i Wailers. Di seguito Israelites di Dekker:
Il roots reggae di Bob Marley
Verso la metà degli anni Sessanta un tale Chris Blackwell, inglese cresciuto in Giamaica, fondò l’etichetta Island, che ebbe il merito di diffondere il nuovo genere in tutto il mondo. Fu lui infatti a lanciare la stella più luminosa della musica reggae, Bob Marley, che con i suoi Wailers aveva già mosso i primi passi nello ska e nel rocksteady.
Merito principale di Bob è aver portato il reggae fuori dai confini delle origini, dando vita al roots reggae, che conquistò il mondo. Con Bob e la sua cultura rastafariana, il genere musicale acquistò infatti caratteristiche nuove, divenendo un fenomeno religioso e sociale. L’Europa e gli Stati Uniti vennero travolti dal reggae di Bob dal 1974, grazie a brani leggendari come I Shot the Sheriff:
Gli anni recenti
Dalla metà degli anni Settanta fino agli anni Ottanta il reggae visse il suo periodo d’oro. Culmine di questo periodo, il concerto di Bob Marley & the Wailers allo stadio San Siro di Milano davanti a oltre 100mila persone. L’anno dopo, però, Marley morì, lasciando dietro di sé un’enorme eredità che nessuno è mai riuscito a reggere fino in fondo.
Ancora oggi la sua musica e il suo tipo di reggae viene suonato in tutto il mondo da artisti come i tanti figli di Bob, tra cui spicca Ziggy, ma anche da musicisti non giamaicani. Basti pensare al reggae italiano, che ha debuttato con una formazione leggendaria, gli Africa Unite, e si è poi sparso a macchia di leopardo, trovando terreno fertile specialmente in Salento.